Adolf Loos

È CONSIDERATO UNO DEI PRECURSORI DELL’ARCHITETTURA MODERNA, CHE NON CONSIDERA UNA FORMA D’ARTE, MA UNO SCOPO PER SODDISFARE IL BENESSERE DELL’UOMO. È LA FUNZIONE DA PERSEGUIRE E NON GLI ASPETTI FRIVOLI COME LA DECORAZIONE. ABBIAMO CHIESTO AD ADOLF LOOS, DI SPIEGARCI MEGLIO IL SUO PENSIERO.
Architetto Loos, grazie per aver deciso di condividere con i nostri lettori, il suo punto di vista sul decoro. 


Perché, secondo Lei, la decorazione distrae dalla funzione? 

L’uomo ha sempre decorato tutto ciò che aveva a portata di mano: dalla sua barca, ai remi, alla sua stessa pelle, con i tatuaggi. L’uomo da sempre, ha decorato tutto ciò che era a portata di mano. E per molto tempo, certamente per quelli della mia generazione, il tatuaggio è sempre stato sinonimo di depravazione se non delinquenza: se visita una qualsiasi prigione, noterà come la maggior parte dei delinquenti sia tatuata. Con questo non dovrei dire che, chiunque è tatuato è un possibile delinquente, ma conceda, ad un uomo della mia età, questa semplificazione. 


Nei secoli abbiamo conferito alla decorazione un valore eccessivo. Pensi a tutte le suppellettili che arricchiscono le collezioni dei musei: sono solo oggetti decorati. Tutto ciò che l’umanità ha creato senza ornamenti nei millenni passati è stato gettato via senza riguardo e votato alla distruzione. Noi non possediamo più nessun banco da falegname dell’età carolingia, ma qualsiasi cianfrusaglia che recasse anche il minimo ornamento è stata raccolta, ripulita e palazzi sontuosi sono stati costruiti per ospitarla. 

appartamento Kraus, Adolf Loos – © Philippe Ruault

Appartamento Kraus, Adolf Loos. 1911

Ogni età ha avuto il suo stile dove per stile s’intendeva l’ornamento. Non crede che oggi, viviamo in un’epoca abbastanza moderna, per superare questa necessità? Personalmente non credo che l’ornamento possa aumentare la gioia di vivere in un uomo colto e non condivido chi sostiene: “Però, se l’ornamento è bello …!” Se io voglio mangiarmi un pezzo di pan pepato me ne sceglierò uno che sia tutto liscio e non uno di quelli in forma di cuore o di bambino in fasce o di cavaliere, completamente ricoperti di ornamenti. L’uomo del quindicesimo secolo non mi comprenderà. Ma tutti gli uomini moderni mi comprenderanno benissimo. Il difensore dell’ornamento crede che il mio slancio verso la semplicità equivalga ad una mortificazione. No, illustrissimo professore della Scuola di Arti Applicate, io non mi mortifico affatto! È che a me piace di più cosi. Le composizioni culinarie dei secoli passati, che esibivano tutti gli ornamenti possibili per far apparire più appetitosi i pavoni, i fagiani e le aragoste, provocano in me l’effetto opposto. 


Quindi, se l’assenza di decoro, per Lei è sinonimo di modernità, come si collocano quelle persone che invece, ancora oggi, apprezzano e desiderano questo “elemento superfluo” che è la decorazione? 

In ritardo! Tutte le persone hanno traguardi evolutivi differenti: io che vivo in una capitale come Vienna, mi reputo quasi proiettato nel futuro, ma il mio vicino potrebbe essere ancora fermo al 1900 e il contadino di Kals vive ancora nel secolo dodicesimo. Durante alcune manifestazioni, come il Giubileo, si sono viste persone, che sarebbero apparse incivili anche all’epoca delle invasioni barbariche! Questi ritardatari rallentano il progresso culturale dei popoli e dell’umanità, poiché l’ornamento non soltanto è opera di delinquenti, ma è esso stesso un delitto, in quanto reca un grave danno al benessere dell’uomo, al patrimonio nazionale e quindi al suo sviluppo culturale. 


Caspita, parole forti! Ma non crede che l’ornamento, sia anche un occasione di sviluppo per l’economia? 

Tutt’altro! Il decoro produce povertà. Sono note le condizioni di lavoro degli intagliatori e dei tornitori in legno, le paghe da fame delle ricamatrici e delle merlettaie. Il decoratore deve lavorare venti ore per giungere alla paga di un operaio moderno che ne lavora otto. L’ornamento, di regola, fa aumentare il costo dell’oggetto, tuttavia avviene che un oggetto ornato, realizzato con materiale dello stesso prezzo e che richiede un tempo di lavoro tre volte superiore, venga offerto a un prezzo che è la metà di quello di un oggetto liscio. Se io pago per una scatola liscia lo stesso prezzo che pago per una ornata, la differenza si ritrova nel tempo di lavoro occorso all’operaio. L’ornamento è forza-lavoro sprecata e perciò è spreco di salute. 


Ma non solo. I cambiamenti nello stile ornamentale hanno per conseguenza una rapida svalutazione del prodotto. Il tempo usato nel lavoro e il materiale impiegato sono capitali che vengono sprecati. Io ho coniato questo concetto: la forma di un oggetto resiste tanto a lungo, vale a dire che viene sopportata tanto a lungo, quanto a lungo dura fisicamente l’oggetto. E cercherò di spiegarmi: un abito muterà più frequentemente di forma che non una preziosa pelliccia. Il vestito da ballo della donna, destinato a vivere solo una notte, muterà più presto di forma che non una scrivania. Ma guai se si dovrà cambiare scrivania altrettanto presto quanto il vestito da ballo, perché la sua forma è diventata insopportabile! In tal caso il denaro speso per quella scrivania sarebbe denaro perduto.

Quindi sta dicendo, che la decorazione porta più rapidamente all’obsolescenza di un prodotto? 

Certamente. Non solo. Questa obsolescenza, come la chiama lei, è ricercata dall’industria, che predilige quel consumatore che già dopo dieci anni gli riesce insopportabile il suo arredamento e per questo vorrà cambiarlo; rispetto a quell’altro, che si compra un oggetto solo quando quello vecchio è usato fino in fondo. Sono milioni che entrano in movimento attraverso questi rapidi cambiamenti. 


Sembra che sia questo il segreto dell’economia nazionale austriaca; e quanto è frequente sentir dire, quando scoppia un incendio: “Dio sia lodato, adesso la gente avrà di nuovo qualcosa da fare”. Ma allora io conosco un ottimo rimedio: si dia fuoco ad una città intera, si dia fuoco a tutto l’Impero e tutto e tutti nuoteranno nel denaro e nel benessere. Si facciano dei mobili che dopo tre anni si possono buttare nella stufa o ferramenta che dopo quattro anni si devono far fondere, ed ecco che diverremo sempre più ricchi. 


Mi perdoni, ma se il decoro è un problema sia per i tempi di lavorazione che per durata di vita del prodotto: perché ci ostiniamo a decorare le cose? 

Perché danno gioia a quelle persone che non possiedono altro mezzo per esprimere se stessi. Le faccio un esempio, se vado dal calzolaio e gli dico: “Per un paio di scarpe lei chiede trenta corone. Io gliene darò quaranta”. In questo modo ho portato quest’uomo al settimo cielo ed egli mi ricambierà con un lavoro e un materiale che, quanto a bontà, non avrà rapporto con il maggior compenso. Egli è felice e si trova di fronte a un uomo che lo capisce, che apprezza il suo lavoro e non dubita della sua onestà. Con l’immaginazione vede già dinanzi a sé le scarpe finite. Sa dove trovare oggi il cuoio migliore, sa a quale lavorante affidare le scarpe, e le scarpe porteranno esattamente tanti dentelli e tanti punti quanti se ne trovano in una scarpa elegante. A questo punto io aggiungo: “Però pongo una condizione. La scarpa deve essere completamente liscia”. Ora, dal settimo cielo l’ho precipitato nel Tartaro. 

Egli avrà meno lavoro, ma gli ho tolto tutta la gioia che esso gli dava. 


Le persone colte, dovrebbero sopportare gli ornamenti, se fanno la gioia dei nostri simili. Sopporto gli ornamenti dei Cafri, dei Persiani, della contadina slovacca, gli ornamenti del mio calzolaio, poiché essi non possiedono alcun altro mezzo per esprimere se stessi nel modo più elevato. Noi possediamo l’arte che ha eliminato l’ornamento. L’assenza di ornamento ha fatto raggiungere alle altre arti altezze impensate. Le sinfonie di Beethoven non avrebbero mai potuto essere composte da un uomo vestito di seta, di velluto, di merletti.

Allora per lei il decoro è un modo per far felice le persone, che non hanno altri mezzi d’espressione? 

Esattamente. Chi oggi indossa una giacca di velluto non è un artista, ma un pagliaccio o un imbianchino. Siamo diventati più fini, più sottili. Gli uomini che vivevano in branco dovevano vestirsi di vari colori per differenziarsi gli uni dagli altri; l’uomo moderno usa il suo vestito come una maschera. La sua individualità ha una forza talmente enorme che essa non può più essere espressa dagli abiti che egli indossa. L’assenza di ornamento è una prova di forza spirituale. L’uomo moderno usa ornamenti di età passate o di popoli stranieri a suo piacimento. Il proprio spirito inventivo egli lo concentra su altre cose.

Le risposte di Adolf Loos, sono estrapolate dal suo celebre testo “Ornamento e delitto” del 1913.