Possiamo progettare le relazioni?

IMMAGINATEVI ALL'INTERNO DI UN UFFICIO IN CUI TUTTO È GRIGIO: LE PARETI, I MOBILI, IL PAVIMENTO, IL SOFFITTO... COME VI SENTIRESTE?
di Lucrezia Rampinini, psicologa
con Debora Rovelli, Mktg&Comm Specialist GR Group
Grey-office_215433395
Immaginatevi all’interno di un’azienda; vi guardate intorno: ogni cosa, dalle spoglie pareti biancastre al cupo grigio degli arredi, sembra emanare gelida staticità. Vi sentite persi: nient’altro che un numero. Una sensazione spiacevole, vero? 
Chiudete gli occhi; riavvolgete le lancette del tempo. Ora siete circondati da un caleidoscopico insieme di colori, forme, oggetti: uno snodo di percorsi visivi e di senso sapientemente strutturati. Siete i protagonisti assoluti dello spazio che vi circonda. Perché? 

Anni di studi ambientali e psicologici hanno contribuito ad affermare che la disposizione spaziale, la personalizzazione e gli strumenti che ci circondano influenzano profondamente il nostro umore, la nostra salute e il nostro benessere. Ma non è tutto. 

Per prima cosa, bisogna considerare l’hyper-lapse di trasformazioni dirompenti che la pandemia ha scatenato nel mondo intero; soli ed esausti, noi tutti ci siamo ritrovati ad affrontare ostacoli apparentemente insormontabili. E sebbene il Covid-19 sia universalmente considerato il fattore scatenante della più grande rivoluzione nella storia del mondo globalizzato, l’integrità dell’odierno sistema socioeconomico è sempre stata a rischio. Per questa ragione, non deve stupire che in questo contesto di pesanti stravolgimenti del nostro quotidiano, la concezione stessa di spazio si stia espandendo oltre i propri limiti tradizionali, abbracciando modelli fluidi e multidisciplinari. 

Al giorno d’oggi, ci ritroviamo ad aggrapparci all’illusoria sicurezza dell’individualismo portato all’estremo per sfuggire ad un’incertezza sempre crescente, creando così terreno fertile per modelli di vita e di consumo basati sulle nostre caratteristiche distintive, le nostre preferenze e le nostre necessità. Se parliamo di spazio, questo significa abbandonare ogni approccio prettamente funzionale per esplorare il mondo della centralità della persona: non dobbiamo più adattare noi stessi o la nostra routine quotidiana a spazi preconcettualmente concepiti in maniera unilaterale; l’idea stessa di spazio si è progressivamente adattata a noi e alle nostre necessità quotidiane, fisiche ed emotive. In altre parole, siamo arrivati a considerare la riappropriazione dello spazio come uno degli strumenti più potenti per la riaffermazione della persona; in questo modo, vivere gli spazi contemporanei sottende plasmarli come creazioni umane, andando a sostituire la funzionalità statica con danzanti guizzi di spontaneità. Dopotutto, anche Jeffrey C. Alexander, uno dei più illustri rappresentanti della sociologia statunitense, è arrivato ad affermare che la valutazione dello spazio non avviene soltanto attraverso l’osservazione distaccata del suo design, ma anche e soprattutto esaminando il grado in cui questo tocca la nostra umanità e stimola i nostri sentimenti.
ph. Vlada Karpovich
A questo proposito, l’innegabile connessione emotiva tra le persone e l’ambiente che le circonda è stata a lungo oggetto di numerosi dibattiti interni alla psicologia ambientale; in pratica, il nostro substrato neuronale è profondamente influenzato da ciò che si trova attorno a noi, e le nostre azioni, a loro volta, hanno la tendenza a trasformare il nostro ambiente. Per esempio, ricerche psicologiche condotte sui luoghi di lavoro hanno dimostrato che le persone sembrano preferire spazi ben delimitati ai moderni open space; questo perché ambienti meglio definiti tendono ad offrire migliori opportunità di personalizzazione, livelli più bassi di rumore e un più alto grado di privacy. Per questo, a dispetto della crescente popolarità degli open space, questi cosiddetti “fattori motivazionali” non possono essere ignorati nell’ambito della concettualizzazione di contesti corporate all’avanguardia, che richiederanno nel tempo una flessibilità ancora più marcata. Per essere chiari, l’assenza di fattori motivazionali non implica necessariamente insoddisfazione, ma la loro presenza offre un aiuto importante nella promozione di più alti livelli di soddisfazione. Per questo motivo, i luoghi fisici devono sicuramente essere considerati motivatori estrinseci per coloro che ne fanno esperienza concreta, ma anche forti elementi attrattivi per chi ha in programma un cambiamento. 

E se i vantaggi derivanti dall’applicazione dei principi dell’Environmental e Physical Branding agli ambienti corporate sono stati ampiamente coperti dal punto di vista dell’Employer Branding, il loro potenziale non è ancora stato esaurito. Spostando l’attenzione sui benefit più immediatamente tangibili a livello aziendale, gli spazi brandizzati si potrebbero definire unità socialmente prodotte e produttive; questo significa che le realtà che decidono di ridisegnare i propri ambienti di lavoro sulla base delle necessità psicofisiche delle loro persone hanno maggiori probabilità di raggiungere un vantaggio competitive più marcato. Dopotutto, l’economia stessa si fonda tecnicamente su concentrazioni concrete di persone in spazi tangibili; allo stesso modo, l’Environmental e Physical Branding trasformano l’azienda contemporanea in un luogo che, consentendo alle persone di essere se stesse e di veder riconosciute le proprie personali identità, mobilizza e attrae energia creativa e produttiva, raggiungendo e capitalizzando un notevole vantaggio economico. 

Ma quale può essere la relazione tra il wrapping e l’universo della ricerca sociologica? 

La risposta a questa domanda è più semplice di quanto sembri. Tornando alla nostra fantasia aziendale, possiamo riprendere da dove l’abbiamo interrotta: un ambiente inespressivo e poco accogliente che si trasforma in un’esplosione di senso e di colori. In un batter d’occhio, tutto prende vita: quelli che erano muri spogli ora rappresentano l’intera storia dell’azienda; immensi sforzi di professionisti affiatati volti al raggiungimento di un unico obiettivo comune: la crescita individuale e aziendale. Sono semplici pellicole adesive, eppure ci sentiamo immediatamente pervasi da quella forza, ricolmi di quell’orgoglio e motivati da quell’entusiasmo. Minimo sforzo, massimo impatto emotivo: una risposta già sufficientemente esaustiva. 

Tuttavia, il legame tra wrapping e Physical Branding manifesta risvolti ancor più profondi. Con le crescenti preoccupazioni economiche e sociali sollevate dall’emergenza pandemica, la Corporate Social Responsibility ha progressivamente acquisito un ruolo determinante nel processo di creazione del New Normal. In questo senso, la relazione tra wrapping e sostenibilità riesce a raggiungere piena manifestazione: se infatti l’impiego di pellicole adesive è sempre stato tradizionalmente associato alla customizzazione di veicoli e oggetti, rimane ancora latente il relativo potenziale per la riqualifica degli arredi, che necessitano di una protezione correlata ad un significativo prolungamento del proprio ciclo di vita. Un’accurata rappresentazione di tale potenziale deriva dalle statistiche annuali in merito ai rifiuti prodotti in ambito ristrutturazione, che si stima possano raggiungere la cifra record di 2.2 miliardi di tonnellate entro il 2025. Tali rifiuti tendono ad includere scarti estremamente eterogenei, dal legno al cemento, dai mattoni al metallo, che rischiano di compromettere pesantemente il nostro tortuoso percorso verso la sostenibilità ambientale. Ed è qui che l’utilizzo di pellicole adesive nella riqualifica ambientale interviene in nostro soccorso: il wrapping non si limita a donare un look fresco e moderno agli elementi di arredo più datati, ma ne prolunga la durabilità, garantendo una protezione estesa. Ciò consente, in associazione alla possibilità di intervento a secco associata all’impiego delle pellicole, di ridurre significativamente la creazione di rifiuti in ambito edile e non, andando a promuovere pattern di circolarità economica e sostenibilità ambientale. 

Può quindi il wrapping influenzare efficacemente la ridefinizione degli spazi contemporanei? La risposta non può che essere affermativa. Nel contesto del Physical ed Environmental Branding, le pellicole adesive si sono dimostrate capaci di contribuire ai moderni processi di trasformazione dello spazio in modi che mai avremmo considerato possibili: dalla spinta verso la personalizzazione e l’ingaggio emozionale, fino ad arrivare all’implementazione dei meccanismi di Employer Branding e al miglioramento performance aziendale complessiva, il wrapping esercita una reale influenza sul nostro modo di vivere, le nostre abitudini e il nostro modo di concepire gli spazi della quotidianità, andando al contempo incontro alle esigenze universali di sostenibilità sociale e ambientale.